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A San Paolo, in Brasile, si è tenuto il vertice internazionale sul futuro dell’Internet Governance, Net mundial, promosso dal governo brasiliano e dall’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann), l’ente senza fini di lucro che ha la responsabilità di assegnare gli indirizzi Ip e di gestire il traffico della rete.
E’ stata una risposta allo scandalo delle intercettazioni illegali messe in atto dalla Nsa statunitense, svelato dall’ex agente della CIA Edward Snowden. L’idea di fondo che ha animato Dilma Rousseff, Presidente del Brasile, è quella di rendere meno “statunitense” la rete attraverso una maggiore multilateralità nelle gestione della rete che spezzi il monopolio dell’Icann, che non dovrebbe più essere sotto il controllo di Washington dal 2015. Una decisione di Obama contestata dai repubblicani. A San Paolo si è parlato di un altro governo della rete, che permetta una maggiore pluralità gestionale pur senza intaccare l’unità del mondo online. Si chiede anche un maggiore protagonismo delle organizzazioni dipendenti dalle Nazioni Unite, come il Forum sulla Governance di Internet (Fgi), ma nel frattempo il Brasile si muove da solo, approvando una legge per proteggere la privacy in internet che obbliga le grandi imprese, anche straniere, a sottostare alla giurisdizione brasiliana.
Primi e timidi passi verso la fine del monopolio statunitense sulla rete che nessun altro paese sta inseguendo però, soprattutto in Europa, dove dopo l’irritazione della Sig.ra Merkel quando ha scoperto che il suo cellulare era controllato, il tema della privacy e della lotta al ciber-spionaggio è finito nel dimenticatoio. Una miopia colpevole, perchè le guerre commerciali combattute dai servizi per favorire gli interessi nazionali si combattono soprattutto sulla rete, strumento di democrazia finale per molti, ma che in realtà è configurata ancora come giardino privato di Washington.